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16 Quando ho applicato il mio cuore a conoscere la saggezza e a considerare le cose che si fanno sulla terra, perché gli occhi dell’uomo non godono sonno né giorno né notte, 17 allora ho scrutato tutta l’opera di Dio e ho visto che l’uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole. Egli ha un bell’affaticarsi a cercarne la spiegazione, ma non riesce a trovarla; e anche se il saggio pretende di saperla, non può però trovarla.

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14 Il saggio ha gli occhi in testa, mentre lo stolto cammina nelle tenebre; ma ho riconosciuto pure che tutti e due hanno la medesima sorte. 15 Perciò ho detto in cuor mio: «La sorte che tocca allo stolto toccherà anche a me; perché dunque essere stato così saggio?» E ho detto in cuor mio che anche questo è vanità. 16 Infatti, tanto del saggio quanto dello stolto non rimane ricordo eterno; poiché nei giorni futuri tutto sarà da tempo dimenticato. Purtroppo il saggio muore, al pari dello stolto!

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Giobbe descrive la miseria dell’uomo

14 (A)«L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni ed è sazio d’affanni.

Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ombra, e non dura.

E sopra un essere così, tu tieni gli occhi aperti e mi fai comparire con te in giudizio!

Chi può trarre una cosa pura da una impura? Nessuno.

Se i suoi giorni sono fissati, e il numero dei suoi mesi dipende da te, e tu gli hai posto un termine che egli non può varcare,

distogli da lui lo sguardo, perché abbia un po’ di tranquillità e possa godere come un operaio la fine della sua giornata.

Per l’albero almeno c’è speranza; se è tagliato, rigermoglia e continua a mettere germogli.

Quando la sua radice è invecchiata sotto terra e il suo tronco muore nel suolo,

a sentir l’acqua, rinverdisce e mette rami come una giovane pianta.

10 Ma l’uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira, e dov’è egli?

11 Le acque del lago se ne vanno, il fiume vien meno e si prosciuga;

12 così l’uomo giace e non risorge più; finché non vi siano più cieli egli non si risveglierà, né sarà più destato dal suo sonno.

13 Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti, tenermi occulto finché l’ira tua sia passata, fissarmi un termine e poi ricordarti di me!

14 Se l’uomo muore, può egli tornare in vita? Aspetterei fiducioso tutti i giorni della mia sofferenza, finché cambiasse la mia condizione:

15 tu mi chiameresti e io risponderei, tu vorresti rivedere l’opera delle tue mani.

16 Ma ora tu conti i miei passi, tu osservi i miei peccati;

17 le mie trasgressioni sono sigillate in un sacco, e alle mie iniquità altre ne aggiungi.

18 La montagna frana e scompare, la roccia è divelta dal suo luogo,

19 le acque consumano la pietra, le loro inondazioni trascinano via la terra: così tu distruggi la speranza dell’uomo.

20 Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed egli se ne va; gli muti la sembianza e lo mandi via.

21 Se i suoi figli salgono in onore, egli lo ignora; se cadono in disprezzo, egli non lo vede;

22 questo solo sente: che il suo corpo soffre, che l’anima sua è in lutto».

17 Per di più, durante tutta la vita egli mangia nelle tenebre e ha molti fastidi, malanni e crucci.

18 Ecco quello che ho visto: buona e bella cosa è per l’uomo mangiare, bere, godere del benessere in mezzo a tutta la fatica che egli sostiene sotto il sole, tutti i giorni di vita che Dio gli ha dati; poiché questa è la sua parte. 19 E ancora, se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e di gioire della sua fatica, è questo un dono di Dio;

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